revoca_autorizzazioni_glifosate Nonostante il gran parlare di «stop al glifosate» nei titoli dei giornali italiani, il decreto entrato in vigore il 22 agosto non avrà grosse conseguenze per l’agricoltura italiana, se non quella di diminuire il numero di prodotti a disposizione, avendo vietato l’uso di tutti i formulati contenenti il coformulante POE-tallowamine.
Un tensioattivio utilizzato nei prodotti erbicidi per migliorare la bagnabilità della superficie idrofobica di impianti per la massima copertura e aiutano l’erbicida di penetrare attraverso la superficie della pianta, come nel caso del glifosate.
Il decreto 16-8-2016 si limita ad applicare le restrizioni sull’uso del glifosate decise dalla Commissione Europea un mese fa che sono sostanzialmente tre:
• viene revocato l’utilizzo nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili (neonati, bambini, astanti, ecc.) quali parchi, giardini, campi sportivi, aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno dei plessi scolastici, aree per gioco bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie;
• divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su: suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto.;
• viene vietato l’impiego in pre-raccolta finalizzato al solo scopo di ottimizzare il raccolto e la trebbiatura, utilizzo entrato nell’occhio del ciclone dopo che sono stati rilevati residui di glifosate in alcune birre tedesche, ma che in Italia trovava un limitato impiego.
Restano salvi, invece, gli impieghi strategici in campo agricolo, in particolare nella gestione delle malerbe nel periodo intercolturale e in pre-semina delle colture seminate su sodo (pena la rinuncia a tale tecnica) e su terreni lavorati.
Se vuoi approfondire l’argomento:
• grazie al servizio Rivista Digitale, leggi l’articolo online a pagina 7 de L’Informatore Agrario n. 31/2016!